lunedì 29 novembre 2010

Vita, morte o non vita?


Mi ricorderò sempre di te, eri tenerissimo, un giocherellone, tenero amico peloso, Ricordo anche quando dovevo farti una flebo di fisiologica al giorno, com'eri buffo con quella "sacca" d'acqua sottocute, ricordo quando il vicino lasciò incustodito il verderame e tu per chissà quale motivo ne bevesti una parte, peggiorando in modo drammatico la tua condizione, ricordo gli sforzi, le notti in bianco per starti vicino, ricordo i tuoi occhi, mi guardavi come se tutto dipendesse da me, leggevo la tua supplica e mi asciugavo gli occhi, maledicendo il funzionamento di vita e morte.
Ricordo come ti addormentasti per l'ultima volta, sul lettino d'acciaio del veterinario, le lacrime che versai, il vuoto che lasciasti.
Penso a te, ogni volta che sento parlare qualcuno di malattie che non lasciano scampo, i miracoli so che non esistono, mi immagino nei panni delle persone che si recano ogni giorno all'ospedale, si siedono al fianco di un letto, parlano ad una persona che amano, pettinano una persona che fino a poco tempo fa lo faceva in modo autonomo, si aggrappano ad un ricordo per non accettare la realtà.
Mi immagino in quelle condizioni, prima in una , poi nell'altra.
Mi vedo chino su una persona amata, mi vedo mentre mi aggrappo ad ogni minima speranza, ogni bugia della medicina, ogni parola di Dio, mentre una vita volge al termine, la medicina osserva e sperimenta, forse il prossimo si salverà, queste sono le parole che scuseranno il mio egoismo, il mio non lasciarti andare via, non lasciarti seguire la strada che la natura aveva deciso.
Poi mi immagino dall'altra parte, nelle molteplici casistiche, mentre sono ancora cosciente e ti vedo, ti sento, ma non posso in nessun modo fartelo capire, sento la tua sofferenza, la sento forte quasi quanto la mia, io non voglio farti stare male, tu non vuoi continuare a stare male, se potessi dirtelo, se solo potessi, ma sono qua impotente, sento la vita che si allontana e non posso fare nulla, ogni giorno né vivo né morto, solo un peso, per me e per te. Ed io che avrei voluto spegnermi serenamente tra le tue braccia, o magari addormentarmi semplicemente, una sera, una notte come tante.
Oppure nel buio, silenzio totale, i polmoni che funzionano di riflesso, il cuore che batte non più per volontà propria, il cervello che a malapena emette un'onda ogni tanto, forse un pensiero, forse un sogno, forse terrore, forse dolore chi lo sa?
Poi torno a me, mi guardo in giro, mi muovo, non ho nessuno da accudire, non devo essere accudito, so fin da adesso che accadrà, perché non sono capace a seguire la mia terapia, so che un bel giorno mi troverò a cadere a pezzi, e so che la medicina nel frattempo avrà mille teorie o esperimenti disponibili, cercherò di evitarli, mi spiace ma vivere come un vegetale o anche solo a metà, non fa per me.
Lo dichiaro qua, a gran voce: SE DOVESSI FINIRE IN UN LETTO IN COMA, STACCATE LA SPINA!!!!! Se qualche associazione pro-vita si immischiasse: fate loro presente che questa è la mia decisione, questa è la mia volontà, questa, anche se è finita, è la mia vita. Nessuno deve permettersi di prolungare l'agonia di chicchessia, l'attaccamento spasmodico alla non vita di queste persone mi manda in bestia, io in condizioni vegetative ci terrei i boss della malavita, i mafiosi, i camorristi, loro sì che meritano di vivere a lungo, o meglio di nonvivere a lungo.
Io voglio morire di schiatto, un colpo e via, e se così non fosse, finitemi prima che possa rendermi conto della condizione in cui mi trovo.

Questo è il MIO pensiero, poi ogni persona è libera di decidere per sé se ne è in grado, quindi facciamo una bella cosa, una cosa da animali, da bestie: come mettiamo un chip ad un cane per riconoscerlo, così lo possiamo mettere anche noi, per far sapere qual'è la nostra scelta.

giovedì 25 novembre 2010

wściekły


Quando ti sbatti più del dovuto è e deve essere una tua scelta, ma grazie ai tempi che corrono, questa scelta non è più libera, ogni giorno devi fare molto più di quello che sai sicuramente fare, devi spingerti sempre oltre, ed ogni gradino non è più uno strappo, non è più un aiuto in più, sembra che diventi il nuovo confine, il tuo nuovo minimo.
Continuando ad accorciare la tua esistenza, spostando il confine sempre verso la cancellazione dello spazio che ti appartiene, stai facendo un danno colossale, ogni passo non può essere ripercorso a ritroso o saresti marchiato come quello che non ha fatto il suo dovere.
Stocazzo, io il mio dovere l'ho fatto, sono andato oltre, ho calpestato me stesso e la salute, la MIA salute.
Ora basta, inizio a digrignare i denti, la catena che mi sta tenendo fermo al mio posto da troppo tempo, oggi mi sembra decisamente fragile, la mia furia cresce, mentre sento quel metallo divenire carta, mentre i miei muscoli si gonfiano ed i miei occhi, iniettati di rabbia iniziano a brillare, la salivazione è aumentata in maniera esagerata.
Ti fisso, guardo un pezzo di carne che si sta abituando allo status di vegetale, tanto sono gli altri a sbattersi vero?
Beh ho una brutta notizia per te... il tuo rilassarti ti ha intorpidito, mentre io mi caricavo, tu sei assopito ed io attivo,la catena sta per cedere, non prevedo venti miti nel tuo futuro, ora le regole posso iniziare a dettarle io, costi quel che costi.

venerdì 12 novembre 2010

Manca qualcosa...


Ti svegli una mattina, sei rincoglionito perché hai dormito veramente poco, ti alzi e barcollando prepari il caffè, vai al cesso, spegni il gas altrimenti si brucia la caffettiera, finisci di lavarti, bevi il caffè.
Torni in bagno, ti lavi i denti e mentre fissi i tuoi occhi allo specchio, qualcosa cambia, ti senti diverso, la stanchezza è sparita, ma senti qualcosa in meno,ti manca qualcosa ma non capisci.
Esci, scendi le scale e ti dirigi verso il parcheggio, sei solo per la strada, solo il rumore della linguetta metallica della cerniera della tua giacca tintinnando spezza il silenzio. Ed ancora quella sensazione, manca qualcosa...
Sali in macchina, litighi col blocchetto dell'accensione difettoso, accendi l'autoradio, alzi un po' il volume, ma manca qualcosa.
Percorri la strada che fai ogni giorno, scarti il solito camion della raccolta rifiuti, butto l'occhio sempre sulla stessa finestra, l'unica accesa a quell'ora.
Accendi una sigaretta, come sempre passando davanti all'edicola, ma oggi manca qualcosa e quel qualcosa ti disturba, non capisci cos'è ma sai che manca.
Passi tutta la giornata con questo stato d'ansia che ti distrugge, esci e fottendotene di tutto ti mangi un kinderino, che cavolo manca, dannazione cosa cavolo disturba la tua mente tanto da non farsi notare?
Rientri a casa e capisci...

martedì 9 novembre 2010

Scommesse...


Lanciato senza controllo. Rosso o Nero, in un rischia tutto da cardiopalma, una mossa secca e decisa, quando tutto cesserà di muoversi, gli occhi si apriranno, il vuoto o la vittoria?
Quando si giunge a questo, è solo per assaporare l'adrenalina, non ho vie di fuga, il rischio altissimo del fallimento, quello definitivo, la speranza di una soluzione, anche se solo provvisoria. 50% vs 50%.
Il tintinnio dei colpi che fanno rimbalzare il fato, il ticchettio dell'orologio, più lineare e ritmico, non hanno, in questi istanti, nessuna differenza tra loro.
tic... tac... tic... tac...