sabato 12 novembre 2016

Non sono nessuno, ma non voglio essere uno schiavo!

Ogni giorno, mi alzo, mi preparo e vado a lavorare, vendo il mio tempo, tempo che nessuno mi restituirà.
Non voglio intavolare un discorso dai toni pseudo-filosofici, voglio solo lamentarmi, come dovrebbe fare ogni persona che, aprendo gli occhi, sente un aumento del vorticare testicolare.
Ora: da anni ci hanno rotto il cazzo con una crisi che sembra insormontabile, raccontandoci che dobbiamo sacrificarci, tirare la cinghia, mantenere il sistema che sta lavorando per portarci verso un domani migliore. Dimostrandoci però in ogni azione che la crisi fa comodo a loro, non prendetemi per complottista, anche se in parte potrei esserlo, visto che a guadagnare sono sempre i soliti ed a governare un mucchio di marionette dalle mani legate, ma chiudiamo qua questa parentesi.

Noi: operai, disoccupati, precari, interinali, saltuari, a progetto; che molto spesso, investono oltre al tempo, il poco denaro, nella speranza che il lavoro ci dia il minimo per vivere. Troppo spesso veniamo calpestati, credo sia veramente giunto il momento di renderci conto di una cosa, dobbiamo fare fronte comune, ormai siamo già abituati al peggio, cosa dovrebbe spaventarci ancora?

Loro: Imprenditori che aiutano il popolo, che ( quando tutto fila liscio ) ti danno uno stipendio, che ti chiedono sempre di più, sennò la ditta rischia di fallire, sennò un altro prenderà il tuo posto, che ti chiedono di lavorare in condizioni critiche e di coprire ogni malefatta, sennò la ditta non potrebbe sostenere i costi e la pressione fiscale potrebbe indurli a dover chiudere e/o decentrare il reparto produttivo.

Facciamo assieme due righe di conti: negli anni, abbiamo perso molti diritti, abbiamo pagato più tasse, avuto meno servizi, siamo stati messi sotto costante pressione, molti di noi hanno conosciuto le mense dei poveri, il riciclo di vesti dismesse, la vergogna per aver ricevuto l'ennesimo avviso di insolvenza, abbiamo rinunciato a quei piccoli piaceri, come un caffè al bar per scambiare due parole con amici o la passeggiata in centro ( io, per farla, devo fare una trentina di chilometri e non mi regalano la benzina, quella serve per andare a lavorare. ).

Ora, sarebbe il caso di fare fronte comune, di alzare le barricate, di aiutarci veramente, di rifiutare a gran voce le crescenti richieste di sacrifici, facendoli di nostra iniziativa.
Ogni volta che accettiamo di assecondare in forma eccezionale una richiesta, diamo un segnale, un bel cartello con scritto " POSSO FARE DI PIÙ! CHIEDI E TI SARÀ DATO ". Sveglia, ogni volta che fai un favore, questo diventa la norma, se lo hai fatto una volta puoi rifarlo ancora ed ancora, anni fa ti pagavano di più, quello è stato il principio, perché se lo facevi per denaro, vuol dire che lo puoi fare, ora lo devi fare gratis.
Ieri producevi 100% ed eri pagato 100%, poi ti hanno chiesto di lavorare 120% pagandoti 120%, nel frattempo assumevano nuovi schiavi, che vedevano il tuo 120% e lo consideravano la norma, ma venivano pagati 100%, poi gli hanno chiesto di produrre 140%, solo un 20% in più, che sarebbe stato gratificato, la loro busta passa da 100% a 120%, e così via, per un paio di nuove leve, così ora le ultime lavorano 180 per uno stipendio da 110, e ti si guarda come un fannullone, perché i tuoi 140 ora pagati ancora 120 sono pochi, quindi devi adattarti, perché devi mantenere il posto di lavoro, perché la vita ha costi esagerati e devi farne fronte.
Ora che si è passati dal produrre 100 a 180, che di suo è già una grande perdita poiché lo stipendio non è cresciuto, ma la tua insonnia sì, l'ansia di non riuscire, di essere colpevole di un errore dato dalla velocità ( si diceva " presto e bene non stanno insieme" ), di essere ripreso per un passaggio non fatto ( normalmente ti si consiglia di saltare un controllo, perché è solo una perdita di tempo ), si va a toccare quello che è la tua vita, il tempo fuori dal lavoro, come fanno? Nel mio settore hanno proposto cose come: non più di due settimane di ferie consecutive, disponibilità lavorativa nei fine settimana con preavviso dall'oggi al domani, andare a toccare i tre giorni di mutua già pagati al 50% ( ovvio questo lede chi come me la mutua la apre quando sta Veramente male ), l'innalzamento delle ore da lavorare in previsione di perdita del flusso lavorativo, un ritocchino alla legge 104.

Basta, mi sono giocato più volte la salute per cercare di essere una pecora da produzione, è stato indetto uno sciopero? Ed io lo farò, ma lo farò dimostrando che credo nel mio rinunciare allo stipendio di quella giornata, parcheggerò puntuale, appena fuori dai cancelli, e starò in macchina tutto il giorno, poi come di consueto, dopo " nove " ore tornerò a casa.
Vorrei che tutti facessero così, vorrei che dimostrassero che la giornata non lavorata, non è stata usata per dormire qualche ora in più o per farsi i propri comodi.
Rischio molto? Sì l'azienda per la quale lavoro è piccola, non ho protezioni per lo sciopero, potrei perdere il posto, potrei non poter pagare il mutuo, perdere la casa.
Sapete che vi dico? Fanculo, a fare lo schiavo non hai un cazzo e regali la vittoria ad un sistema che si arricchisce sul tuo culo! Non mi dai nulla? Io non do nulla a te, e se tutti la pensassero così, basterebbe una settimana, tutto si blocca, i rubinetti devono essere riaperti per togliere la sete, la sete di dignità, un paese " civilizzato " non può e non deve garantire il lavoro solo agli schiavi ed affamare chi non vuole piegarsi.
Alziamo queste cazzo di barricate, torniamo a prenderci i nostri diritti.
Nella speranza di non dover vedere schiavi scortati oltre i cancelli dalle forze dell'ordine, in quel caso il crumiro sarebbe la dichiarazione più evidente di sconfitta, umana e sociale.

mercoledì 29 giugno 2016

Oggetti

Ho sempre pensato che gli oggetti quotidiani avessero un' anima, lo so, è folle, ma l'ho sempre pensato, dal pupazzo di pezza, allo stereo, al poster a cui confidavo i miei segreti da bimbo.
Quindi quando qualcosa diventa parte della quotidianità, lo vedo un po' come un amico, certo questo effetto è sempre differente, alcune cose, come le forchette, per avere un' anima devono essere tante, un insieme di forchette diventa un' entità unica, mentre la singola forchetta ha poco peso, un oggetto elettronicamente evoluto invece, come un telefono, una console o un computer, sono una cosa ancora diversa, sono come una marionetta, o forse una scimmia ammaestrata, ma di scarso valore.
Le regole in effetti sono molto variabili, non è sempre vivo, non risponde sempre a questa condizione di essere un oggetto contenente anima.
Vaneggiamenti? Forse sì, però io oggi mi sento un po' triste, ho passato un' oretta a svuotare la mia macchina, domani le darò l'ultimo saluto, e, mentre la ripulivo, pensavo a tutte le volte che, seduto su un gradino la guardavo dicendole " Tranquilla, passerà anche questa ", la stessa frase che le ho detto non troppo tempo fa, ma questa volta le ho mentito, o meglio la sua risposta è stata riportare un problema maggiore, quasi a dirmi " Non ce la faccio più, il tuo è accanimento!" e così, questa volta mi sono arreso, forse perché sedotto, forse perché ogni tanto un cambiamento serve.
Resta il fatto che dopo quindici anni di onorato servizio e poco più di duecentotrentaquattro chilometri, ci salutiamo.

giovedì 25 febbraio 2016

Carezze e musica


Il mondo non si ferma se stiamo male, la vita prosegue senza voltarsi, spesso sono solo i ricordi a tenere in vita un rapporto, e quello da poco terminato è stato per ora forse il più lungo, tredici anni circa, poi ho dovuto salutarti, la mia guerriera si è stancata, ha deciso di riposare, lasciando un grande vuoto.
Il nostro ultimo viaggio insieme è stato quello più duro, portarla in braccio nel bosco, fino alla radura delle anime gentili, uno spiazzo pianeggiante, tra le piante più comuni della zona, ma lì, in quel fazzoletto quasi piatto c'è un pungitopo ed un piccolo pino, due piante che non sono del tutto al loro posto, non ho idea di chi le abbia messe lì, ma la prima volta che mi avventurai per cercare un bel posto nel mezzo di quel bosco incolto, mi colpirono, e lì dovetti scavare il primo buco, era l'undici luglio del duemilaundici, albeggiava ma c'era già molto caldo, lì Kiss riposa. Poi tornai lasciare in pace anche Sirio, pioveva quel giorno, era il diciotto luglio del duemilatredici, un tumore all'intestino non gli diede scampo. Ed ancora, il ventiquattro dicembre duemilaquindici, accompagnai Nani, povera stella, mi scelse per essere curata, scappò da casa sua, appena in fondo alla mia via, miagolò alla mia porta, le aprii, dopo qualche giorno mi resi conto della sua situazione non troppo bella, corse dal veterinario, cure che le dettero sollievo per alcuni mesi, quando ebbe le forze per bighellonare, ricominciò ad uscire, lei era l'unica ad essere capace di scendere dal balcone, sapevo di trovarla nel cortile al mio ritorno, spesso si sedeva sul muretto e mi guardava parcheggiare, per poi seguirmi fino a casa, un giorno senza preavviso ricominciò a stare male, un'ultima corsa per cercare di salvarla, ma alla fine fu opera amorosa aiutarla a passare il ponte, i suoi piccoli reni erano diventati grossi come mandarini, più nulla fu possibile. Dopo tre anni di lotte più o meno riuscite anche la piccola Anthrax si è arresa, ed il ventidue febbraio duemilasedici, la radura delle anime gentili l'accolse nel silenzio. Solo il piccolo Crystal, fu portato nel bosco da mio padre, perché non avevo il coraggio di dirgli addio, era il nove giugno duemiladue, lui il primo amico peloso, il primo a cui dedicai una canzone, il testo non è importante, il ritmo nemmeno, quello che conta è che ogni volta che quella canzone suona, riceve coccole, ovunque sia.
Quanto scritto oggi non credo che avrò il coraggio di rileggerlo, ho faticato a tenere gli occhi sullo schermo, mentre un playlist girava, ed a tutti una carezza, ed una ancora, da tutti coloro che vorranno, ascoltare la strana scaletta, forse sgraziata e bruttina, ma piena di dolci carezze.
Crystal: Basket case
Sirio: Stand
Kiss: Forever
Nani: Whiskey In The Jar
Anthrax: I'm so lonesome I could cry

Addio piccoli amici, nel mio cuore ci sarà sempre un posto caldo per voi.