sabato 15 novembre 2014

Dove stiamo andando?


Qualcuno ricorda cosa sia la libertà?
Io ne ho un vago ricordo, ma analizzandolo, in vero mi rendo conto che anch'esso era un' illusione, quello che credevo libertà, in realtà, era solo un permesso passeggero, legato ad un dato periodo, una situazione, cose che di norma non dipendevano veramente da me.
Ora tutto ci è negato, nel nome di un bene superiore.
Desidero ardentemente il bene globale, ma certo è che non potrà mai essere ottenuto, tutto ha un costo e questo che piaccia o meno, lo reputo giusto, anche le tasse, di suo, sarebbero una cosa giusta, se solo avessero una moneta di ritorno.
Una volta guardavo a certe tasse con disgusto, le ritenevo esageratamente ingiuste, ma riflettendo bene mi accorsi della loro motivazione; motivazione che si perde poi in mille e più passaggi fumosi atti a farne perdere una buona parte, a fare ingrassare ingiustamente chi non meriterebbe neppure una zappa per sfamarsi.
Le mie idee si confondono con utopie comuni che a loro volta si distruggono sull'indifferenza di schemi mentali imposti da molto tempo, talmente radicati nella gente da impedirne il loro riconoscimento.
Dovremmo tutti ricordare una regola di vita sepolta da tempo, noi siamo un ingranaggio di una macchina immensa, una macchina perfetta, dove un solo ingranaggio che si blocca o rallenta provoca un danno a tutta la macchina ed a tutti gli ingranaggi.

Umuntu ngumuntu ngabantu, "io sono ciò che sono in virtù di ciò che tutti siamo". L'ubuntu esorta a sostenersi e aiutarsi reciprocamente, a prendere coscienza non solo dei propri diritti, ma anche dei propri doveri, poiché è una spinta ideale verso l'umanità intera, un desiderio di pace.


« Una persona che viaggia attraverso il nostro paese e si ferma in un villaggio non ha bisogno di chiedere cibo o acqua: subito la gente le offre del cibo, la intrattiene. Ecco, questo è un aspetto di Ubuntu, ma ce ne sono altri. Ubuntu non significa non pensare a se stessi; significa piuttosto porsi la domanda: voglio aiutare la comunità che mi sta intorno a migliorare?. » (Nelson Mandela)

martedì 8 aprile 2014

Motivazioni

Sono stanco!
É la frase che più mi s' incolla addosso, sono veramente stanco, per quanto provi a fare finta di nulla, per quanto provi a sopportare, inizio a sentire il peso di questo continuare a tirare e sbattersi solo per essere preso ancora ed ancora per il culo.
Non voglio fare la vittima, perché il primo carnefice sono io, io che continuo a fare la pecora perché la mia condizione, come quella di molti altri mi obbliga a tacere senza poter rompere le catene.
Io che grazie al diabete non mi posso permettere di fare il barbone, una condizione che riterrei più dignitosa di quella attuale.
Ma non posso mandare affanculo tutto.
Devo continuare ad assumermi responsabilità che non mi competono, solo per avere la certezza di una dieta che mi possa garantire una certa regolarità.
Perché la prima e più importante parte della terapia è proprio la dieta, un apporto costante di carboidrati, una distribuzione regolare di questi per riuscire a dosare in modo regolare l'insulina.
Vero la regolarità, cosa che non so neppure più cosa sia però.
Perché se provo ad essere regolare lo schiavizzatore si lamenta, mi guarda e mi tratta male, sempre con meno rispetto della persona.
Perché a me non è concesso ( quando sto male ) di fermarmi un attimo, non posso sbagliarmi ad andare una volta di troppo in bagno, sono uno schiavo da produzione, godevo nell'essere l'unico ad adempiere a questo compito, non avere altri che lo schiavizzatore come cambio mi ha permesso di sentire poco la crisi, mi ha permesso di lavorare, certo senza diritti ma lavorare, cosa che al giorno d'oggi si Deve considerare un lusso.
Quindi: sbattiamocene dei valori " ideali ", sono rischiosi perché se corro un po' di più rischio di avere un calo di zuccheri, quindi teniamo tutto sopra la soglia di guardia, rischiamo reni e retine per non mancare mai sul posto di lavoro.
Ed ora rischiamo anche che mi si tolga la patente, perché il tenere questi valori alti provoca l'applicazione dell'etichetta " fortemente scompensato " ed un diabetico fortemente scompensato è un pericolo per gli altri...
Quindi se mi tolgono la patente, gli anni passati a prenderlo in culo saranno serviti solo a prepararmi a prenderlo in culo più violentemente, senza patente non posso più fare nulla.
Poi c'è il lato che più mi disgusta, il " tutto è dovuto "! Già, perché non mi si pone mai la domanda " puoi fermarti? " É chiaro che io debba fermarmi ogni giorno per produrre di più , e se corro per essere in linea con calcoli che non tengono conto di varie ed eventuali, la mole di lavoro aumenta, ma facciamo un esempio, se mi si dice per le ore X devi produrre 55, vuol dire che normalmente si potrebbe arrivare a 53/54, quindi si corre, ci sono quei giorni dove per una infinita quantità di casi fortunati posso arrivare alle ore X con una produzione di 55, quelli sono i giorni dove il Padrone schiavista, accortosi dell'eventualità prossima di finire il lavoro in orario, arriva sorridente e ti infila altre 2/3 unità aggiuntive, e non importa se hai anche il coraggio di dire " guarda che per le ore X fare 57 è impossibile" perché la risposta sarà ( e fino ad ora è sempre stata così ) " ma figurati..."
Ok sempre più coglione:
Se entro in fabbrica alle 7:00 ( e per farlo mi alzo alle 5:40 ) mi aspetto che mi si dia il cambio almeno per le 12:00/12:30, ma è un sogno, alle 12:30 lo schiavista entra, mi saluta e va a mangiare per poi venire a spaccare i maroni alle 14:00 dicendomi di correre a mangiare che è tardi!
Ed il giorno dopo? arriva alle 10:00 e mi fa andare a mangiare alle 11:00! REGOLARITÀ!!!!
Quanto puoi resistere così? Abbastanza, anche un intero anno senza mancare un giorno, neppure quando nevica e chiami qualcuno che ti porti nel lager dopo che hai bocciato la macchina.
Poi un giorno vieni ricoverato per un virus che ti ha debilitato fortemente, condizione rischiosissima per un diabetico, ma il loro cruccio è quello che tu torni presto sennò la produzione ne risente ( perché il cambio stocazzo che produce 55 ma anche 40 a dirla tutta ).
Ed una notte ti svegli, stai male, dormi 2 ore, ma ti vesti, ti prepari per andare a lavorare ugualmente, perché sai che 3 giorni dopo sei costretto ad andare a fare una visita ( non a fare ciocca al carnevale ), ma mentre esci di casa, hai un'altra crisi, telefoni e tra un conato e l'altro spieghi che non ci sarai, la risposta sapete qual'è? "Allora il giorno della visita fai che venire a lavorare in un altro orario"
E nel sentire queste parole pensi a qualche giorno prima, quando dopo aver fatto 10 ore si è dovuto telefonare al bar per richiamare lo schiavista dal cazzeggio al lavoro, o al giorno che precedeva questo, quando dopo 9 ore ti si è guardato male perché hai detto " io dovrei andare, c'è solo da chiudere la valvola dell'acqua di lavaggio " o al giorno prima ancora, quando hai fatto 7 ore filate senza fermarti né per mangiare, né per pisciare, perché qualcuno ha fatto male i conti dando consegne errate, o alla settimana prima, quando ( durante un malore ) ti si è detto " ma cazzo! Cerca di essere più regolare non puoi sempre stare male! "....
Dio ti prego, per una volta dammi ascolto, dammi pazienza, ancora tanta pazienza, perché se mi dai la forza faccio una strage.