mercoledì 29 giugno 2016

Oggetti

Ho sempre pensato che gli oggetti quotidiani avessero un' anima, lo so, è folle, ma l'ho sempre pensato, dal pupazzo di pezza, allo stereo, al poster a cui confidavo i miei segreti da bimbo.
Quindi quando qualcosa diventa parte della quotidianità, lo vedo un po' come un amico, certo questo effetto è sempre differente, alcune cose, come le forchette, per avere un' anima devono essere tante, un insieme di forchette diventa un' entità unica, mentre la singola forchetta ha poco peso, un oggetto elettronicamente evoluto invece, come un telefono, una console o un computer, sono una cosa ancora diversa, sono come una marionetta, o forse una scimmia ammaestrata, ma di scarso valore.
Le regole in effetti sono molto variabili, non è sempre vivo, non risponde sempre a questa condizione di essere un oggetto contenente anima.
Vaneggiamenti? Forse sì, però io oggi mi sento un po' triste, ho passato un' oretta a svuotare la mia macchina, domani le darò l'ultimo saluto, e, mentre la ripulivo, pensavo a tutte le volte che, seduto su un gradino la guardavo dicendole " Tranquilla, passerà anche questa ", la stessa frase che le ho detto non troppo tempo fa, ma questa volta le ho mentito, o meglio la sua risposta è stata riportare un problema maggiore, quasi a dirmi " Non ce la faccio più, il tuo è accanimento!" e così, questa volta mi sono arreso, forse perché sedotto, forse perché ogni tanto un cambiamento serve.
Resta il fatto che dopo quindici anni di onorato servizio e poco più di duecentotrentaquattro chilometri, ci salutiamo.